PEDAGOGIA

 

UNA NUOVA CONCEZIONE DI INFANZIA

Il XX secolo si aprì all'insegna di una grande fiducia nell'educazione e di una nuova e più moderna visione dell'infanzia. I bambini erano accuditi e nutriti meglio e la mortalità infantile era significativamente inferiore rispetto al secolo precedente. La nuova realtà dell'infanzia è documentata dai cambiamenti nella vita di tutti i giorni, prima nelle famiglie più ricche e nel nostro secondo momento anche nelle altre classi sociali. Nelle case sono state previste stanze apposite per le esigenze dei più piccoli, ai quali è stato concesso il diritto di disporre di mobili, libri e giochi propri adattati alle diverse fasce d'età, genere, motricità e necessità.

Le scuole si moltiplicarono e furono nuovamente concepite come luoghi dell'infanzia piuttosto che luoghi occasionalmente adattati per l'insegnamento. Il disegno di un sistema scolastico aperto anche alle classi popolari delineato già nell'Ottocento assume le caratteristiche di un servizio sociale via via meno elitario destinato a un numero crescente di studenti che frequentano a lungo la scuola. Le scuole divennero più eleganti, spaziose e armoniose; Gli arredi e le soluzioni decorative hanno reso piacevole la permanenza nelle aule. Dalla postazione fissa per più studenti, scomoda e poco adatta alla socializzazione, si passa all'organizzazione flessibile dell'aula per facilitare il passaggio dalle esperienze di gioco all'apprendimento formale. La concezione novecentesca dell’infanzia si affidò al principio secondo il quale era necessario valorizzare la prima età dell’essere umano in quanto sviluppo pieno è disinteressato delle potenziali infantili.

IL MONDO DEI GIOVANI

Nel periodo tra l'Ottocento e il Novecento c'è stato anche un interesse più specifico per il mondo giovanile. In questi anni la realtà dei giovani ha cominciato a cambiare profondamente rispetto al passato. Alcuni di questi erano legati a processi di modernizzazione, come l'aumento del lavoro industriale (donne comprese), la vita di città, la diffusione di nuovi spettacoli come il cinema e gli spettacoli sportivi, la stampa periodica popolare attraverso la quale veniva loro ritrasmessa l'età. ed estetico. Altri cambiamenti furono invece aiutati da un nuovo clima culturale caratterizzato da una diversa visione della giovinezza: questa era ora vissuta come uno stato speciale e felice fatto di ribellione e incoscienza accentuate. I giovani venivano descritti come "nuovi barbari", mossi da un'energia vitalistica traboccante venuta a redimere un mondo corrotto e conformista.

 

Per quanto riguarda le ricerche scientifiche è fondamentale il rinvio agli studi sull'adolescenza, che nel 1904 approdarono ai due volumi dal titolo Adolescence. Si trattò del primo tentativo di descrivere le caratteristiche del passaggio dall'età infantile a quella adulta, esigenza da porre in stretta relazione all'emergere di una nuova fase della vita umana che, soprattutto nelle società borghesi, ampliava il tempo di preparazione. da Secondo lo studioso americano, l'adolescenza era con da sentimenti contrastanti, che si possono riassumere con le espressioni "tempesta" e "stress": tutti i giovani passavano attraverso un certo grado di turbamento emotivo e di sconvolgimento psicofisico prima di stabilire più stabile come adulti. Per sostenerli in questa transizione occorreva fare in modo che i giovani acquisissero un carattere forte, promuovendo in loro ideali nobili come la disponibilità ad azioni disinteressate, il patriottismo, la cultura del corpo, la devozione allo Stato e al benessere degli altri. Solo in questo modo sarebbero salvati dall'individualismo e dall'egoismo. Anche lo sviluppo dello sport si verificò nel novecento e la giovinezza viene descritta come età particolarmente adatta a forgiare sia il corpo sia il carattere della persona

PEDAGOGIA SCIENTIFICA

Un cambiamento che ha profondamente plasmato la cultura educativa del XX secolo è rappresentato da una nuova fisionomia della pedagogia che non è più vista come l'unica conoscenza sugli esseri umani come la biologia, la psicologia e la sociologia. Era il primo nucleo del modello più tardi chiamato "scienze dell'educazione". La sua definizione è stata sostenuta dai protagonisti del rinnovamento scolastico utile all'istruzione, denominate "nuove scuole" o "nuova istruzione" e denominate "attivismo" in Italia. Fino alla metà del XIX secolo, le descrizioni educative erano derivate direttamente da presupposti metafisici o religiosi; nella migliore delle ipotesi si basavano sull'osservazione e sull'esperienza personale e non venivano mai verificate sperimentalmente. Principalmente dalla psicologia nella seconda metà del secolo, i contributi iniziarono a delineare modalità più "scientifiche" per intervenire nell'educazione, in particolare in relazione ai processi di apprendimento. Certi studiosi anteposero la priorità della conoscenza sperimentale delle diverse caratteristiche dell’infanzia e della fanciullezza. Nel 1905 lo psicologo francese Alfred Binet presentò i primi test di intelligenza, raccolti nella Binet-Simon intelligence scale. Aveva uno scopo principale cioè individuare gli alunni con un bisogno particolare nelle materie scolastiche.Si deve l’introduzione del QI (quoziente di intelligenza) allo psicologo tedesco William Stern. Le differenze non erano soltanto di tipo quantitativo ma anche qualitativo, cioè il prevalere della comprensione a base sensoriale rispetto a quella di tipo astrattivo. 

Il nome Claparède si riferisce ad un'altra area che fu intensamente coltivata dalla pedagogia scientifica all'inizio del secolo, ovvero quella degli studenti con un ritardo o anormali. I medici si limitano a diagnosticare la disabilità intellettiva di una persona senza preoccuparsi di individuarne le cause e senza offrire cure terapeutiche o educative. A tal fine, hanno preparato nuovi metodi di insegnamento che avrebbero incoraggiato il più possibile la crescita spirituale. Mentre Claparède rivolgeva la sua attenzione agli insegnanti ed era convinto che una migliore preparazione di questi ultimi potesse consentire loro di affrontare correttamente la disabilità, Decroly e Montessori fondarono scuole speciali per bambini, simili ai risultati effettivi del medico belga all'École de l'Ermitage, da lui fondata nel 1907 e avviata nel 1898 dallo studioso italiano dell'Università di Roma, non solo fornì elementi utili per l'educazione dei disabili, ma anche importanti informazioni per il rinnovamento delle pratiche didattiche per materie normali.

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