pedagogia

 L'EDUCAZIONE TRA RIVOLUZIONE FRANCESE E NAPOLEONE 



LA SCUOLA PER TUTTI

I governi rivoluzionari cominciarono a sancire, per la prima volta, tra i diritti dell'uomo, alcune prerogative dell'infanzia di cui da quel momento nessuno poteva essere privato. Anche in Francia cominciò quindi a prendere corpo un'idea di educazione popolare. Sin dalle prime fasi della rivoluzione, venne introdotta non solo una nuova concezione di cittadino e di stato, ma di uomo inteso come soggetto portatore di diritti, prima ancora che di doveri. Il primo di questi diritti era appunto il diritto all'istruzione e all'educazione, e proprio a partire da questi principi la Convenzione nazionale proclamò l'istruzione obbligatoria per tutti.

LA RIVOLUZIONE E L'INFANZIA: DAL BAMBINO INNOCENTE AL FANCIULLO SOLDATO



Nel corso della rivoluzione la figura del bambino fu idealizzata, infatti esso diventò simbolo della purezza, dell'innocenza e della forza della rivoluzione. Questa idealizzazione fu un elemento centrale della propaganda e dell'ideologia rivoluzionaria, dato che forniva un immagine di razza sana, forte, virtuosa, educata alla frugalità, al lavoro e non ai vizi dell'aristocrazia. Il lavoro manuale e la fatica fisica erano visti come mezzi ideali per rafforzare la volontà, infatti durante la gioventù i ragazzi erano costretti ad eseguire esercizi fisici, ginnici e militari. Anche il modo di intendere l'assistenza all'infanzia cambiò, infatti fu rimarcata l'importanza del legame tra madre e figlio e i bambini orfani venivano inseriti in una nuova famiglia che ricreasse un rapporto d'amore il quale era l'unico in grado di garantire un'adeguata formazione morale. Nel 1792 si arrivò alla promulgazione di una legge sull'adozione che però fu molto contestata poichè in pochi volevano un "figlio del peccato". Era compito dello stato provvedere agli orfani e metterli allo stesso piano dei bambini poveri con famiglia, nazionalizzando l'assistenza pubblica, tramite la quale la nazione diventava simbolicamente madre dei bambini abbandonati con il compito di tutelarli. Tramite questa "fratellanza laica" ai bambini era garantita l'uguaglianza dei diritti. Il bambino quindi simboleggiava la nuova Francia rivoluzionaria, democratica ed ugualitaria ed essi erano chiamati a prendere parte alle manifestazioni divenendo così cittadini-soldati. Si trattava di un progetto pedagogico utopico e totalitario con lo scopo di introdurre le masse ai valori repubblicani. La sostituzione dello stato alla famiglia rischiava di agevolare l'assoggettamento del figlio, come si vede dal piano di Michel Lepeletier de Saint-Fargeau, che si ispirava al modello spartano e puntava al far acquisire stabilmente dei comportamenti. Lo scopo principale era appunto di educare la massa ai valori repubblicani.

NAPOLEONE E LA NASCITA DEL CONTROLLO STATALE SULLA SCUOLA 



L'impero napoleonico si concentrò sull'organizzazione di un sistema scolastico laico e statale. I cambiamenti più sostanziali interessavano l'istruzione secondaria, infatti la vera novità fu rappresentata dal liceo, che avrebbe dovuto rappresentare la fucina della classe dirigente dell'impero. Qui venivano studiate le lingue classiche e le materie umanistiche, concepite come indispensabili per la formazione dell'uomo colto. I liceali erano controllati rigorosamente, infatti risiedevano nell'edificio e seguivano programmi molto rigidi. Napoleone fondò anche l'università imperiale, composta da accademie distribuite omogeneamente sul territorio che avevano il compito di vigilare sui gradi di istruzione inferiori. In Italia inoltre, la Direzione generale della pubblica istruzione aveva come obbiettivo principale la fondazione dei una scuola per comune.

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